C’è un grande manifesto affisso in viale Magna Grecia angolo corso Italia, a Taranto, che ritrae una Befana cattiva che plana a terra davanti agli occhi increduli e terrorizzati di alcuni bambini.

Con sé non porta caramelle ma un sacco carico di cenere e carbone. E non arriva con la tradizionale scopa ma in sella una una ciminiera fumante. Sullo sfondo di questa immagine tetra si scorgono i camini dello stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia (ex Ilva), le mastodontiche coperture dei parchi minerali e un cielo scuro, velato dalle polveri, che offusca il ponte girevole, uno dei simboli di Taranto. La grafica è di Leonardo Zaza.

Il manifesto è stato fatto affiggere dal Comitato Cittadino Salute e Ambiente, cui aderiscono diverse associazioni ambientaliste, per richiamare ancora una volta l’attenzione sull’emergenza ambientale e sanitaria a Taranto e protestare contro alcune iniziative da parte del Governo e della stessa azienda, che ora vede anche la presenza dello Stato nella compagine societaria. Sul manifesto campeggia la scritta: “L’Epifania di sempre per i tarantini: cenere e carbon coke”. Nel corso di una conferenza stampa (a cui hanno partecipato, oltre a numerosi attivisti, anche delegazioni di Confcommercio e di altre associazioni di categoria), Massimo Castellana, rappresentante legale del Comitato e portavoce dell’associazione Genitori Tarantini, ha voluto “denunciare, tra le altre cose, lo scippo di più di mezzo miliardo di euro che il governo sta cercando di farci attraverso il decreto milleproroghe. Parliamo di 575 milioni di euro destinati alle bonifiche di suolo e falda che saranno invece usati per la finta decarbonizzazione. I soliti giochini”, ha evidenziato.