Sarà in scena con il suo Arcangelo, Franco Ferrante il prossimo giovedì 19 luglio alle 21.30, presso Villa Vetusta a Taranto, in occasione della XXIV edizione della rassegna Amiamo ciò che facciamo, la quattro giorni estiva di eventi culturali organizzata dall’Associazione La città che vogliamo, in collaborazione con Argomenti 2000, Fondazione Don Tonino Bello, Fondazione Guglielmo Minervini e con la Parrocchia Regina Pacis.
Lo spettacolo Arcangelo nasce dall’esigenza di raccontare un avvenimento realmente accaduto.
Arcangelo è l’occasione di un padre attore, che coglie un momento particolare della sua vita – la patologia agli occhi di suo figlio – per dar sfogo al suo narcisismo; una serie di aneddoti che fanno parte del suo vissuto personale, che raccontati in teatro assumono un sapore paradossale, surreale, quasi finto.
Ferrante si divide in tre ruoli: quello del padre, dell’attore e dell’uomo comune ossessionato da Facebook, che non ammette di essere vittima di una semplice e banale crisi di mezz’età, nel momento in cui la vita gli pone un problema ben più serio.
Facebook diventa, così, un modo per “non vedere” il problema di suo figlio e le conseguenze difficili che comporta, una strategia per cercare un rifugio sul piano virtuale.
Arcangelo è sicuramente una storia che invita lo spettatore a ridere sulle nostre avventure, personali, sociali e contemporanee, senza sentirne il peso della disavventura.
Arcangelo non è teatro che racconta la vita ma è la vita che per essere raccontata si fa teatrale. La vita è quella vera di Franco che ne incrocia altre. Le nostre. Quelle personali, quelle reali e quelle virtuali. Sopra tutte, il dolore, che è un’altra storia e un’altra cosa. Il dolore che sta altrove, dietro le quinte, sotto la pelle, dentro gli occhi, nelle pieghe del cuore, nascosto tra i sorrisi.
Il dolore, quello del nistagmo di Arcangelo – che è davvero il figlio di Franco – per un gioco ironico del destino farà aprire gli occhi di suo padre. Tutto assume una nuova dimensione, cambiano le proporzioni e la luce, certe ombre si fanno più piccole, altre si allungano. Cambiano le relazioni, le priorità, i pensieri: quelli cattivi hanno la meglio su quelli buoni.
Mentiamo quando diciamo di star male e fingiamo la felicità, perché il dolore vero, quello che ricolloca tutto al proprio posto, non si può raccontare ma fa luce, mostra l’invisibile, quello che non si dice ma c’è. Quello che conta davvero.