Una parte dell’antico acquedotto del Triglio che costeggia la strada provinciale Taranto-Statte è crollata. Il crollo ha interessato la parte centrale della struttura che è ad archi. L’antico acquedotto scorre vicino al perimetro dello stabilimento Ilva. La strada è transitabile. Sul posto Carabinieri e Vigili del Fuoco. Parte dell’acquedotto, di origine romana, era stata restaurata anni fa.

Probabile che il maltempo di questi giorni abbia influito sulla sua tenuta. L’acquedotto è composto per circa otto chilometri da gallerie sotterranee che convogliavano l’acqua raccolta da numerose sorgenti per farla tambureggiare sugli archi a tutto sesto della parte emersa verso Taranto. E’ una delle più imponenti opere di ingegneria idraulica di epoca romana presente nel territorio tarantino, tanto da percorrere il territorio di tre comuni (Statte, Crispiano e Taranto). Si sviluppa parte in sotterraneo e parte in elevato, con una serie di archi canale che un tempo trasportavano acqua alla città di Taranto.

Le gallerie sono in parte attive, cioè con la presenza di acqua che scorre, ed in parte fossili. Da valutazioni archeologiche e storiche basate sulle tecniche idrauliche e di scavo delle gallerie, si ritiene che il primo tratto, che va dalle sorgenti fino a Statte, sia stato costruito per uso privato delle ville suburbane, nell’anno 123 a.C., al tempo dei Gracchi, quando giunse a Taranto la colonia Neptunia o Maritima. L’acquedotto è alimentato dalle sorgenti che scaturiscono dal Monte Crispiano, confluendo nella vallata del Triglio, ed è costituito da un sistema di gallerie sotterranee artificiali scavate in un banco roccioso. Le gallerie sono alimentate da sei sorgenti, alcune delle quali sono fossili.

Queste acque sono drenate, attraverso dei raccordi, in un collettore e vengono convogliate in una galleria principale che passa sotto la collina Montetermiti, attraversa Statte in Via Delle Sorgenti, passa nei pressi dell’attuale Casa Comunale, quindi raggiunge la Fontana Vecchia di Statte e prosegue in direzione di Taranto incanalata sugli archi fino alla città, dove nel suo ultimo periodo di lavoro, alimentava la fontana di piazza Fontana nella città vecchia di Taranto. Gli archi attuali – si apprende – sono un rifacimento di quelli originali; l’ultima ricostruzione si deve ad un progetto dell’ingegnere tarantino Marco Orlando alla fine dell’Ottocento.