«Sono molto preoccupato per le notizie che mi giungono in merito agli eventuali esuberi all’Ilva e alla riduzione delle tutele dei posti di lavoro. Alla città dico: non lasciamo soli gli operai, le loro famiglie, che più di ogni altro hanno subìto i danni della ricerca del profitto che non considera la persona umana e l’ambiente». Lo ha detto l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro nel discorso in occasione della consegna simbolica al sindaco Rinaldo Melucci della statua argentea di San Cataldo, patrono di Taranto, prima della processione in mare del simulacro.

«Io – ha aggiunto mons. Santoro – sarò al loro fianco fino a che all’ultimo di essi non sarà garantita la continuità del lavoro degno che è il lavoro che garantisce la piena realizzazione e il rispetto dell’essere umano che però esige anche la responsabilità di un lavoro ben fatto, senza scappatoie e con serietà. Signor Sindaco, anche se la città – ha osservato rivolgendosi a Melucci – spesso sembra essere lamentosa ed inerte, conosciamo le innumerevoli difficoltà di chi l’amministra, ma siamo anche testimoni a livello locale di una grande sinergia fra le autorità locali civili e militari che specie in questo periodo sono unite in una speciale concertazione positiva di intenti e di legami verso la Città dei Due Mari. Le stringo la mano per donare insieme – ha concluso il presule – la festa ai tarantini, non una festa di evasione e di parentesi fra le difficoltà, ma la festa per infondere coraggio ed ottimismo e responsabilità comune; la festa di chi non si dimentica di nessuno, la festa di chi vuole cambiare le cose, la festa dell’appartenenza, la festa di chi conosce il mare, anche il mare grosso, di chi lo sa solcare, di chi porta la nave in porto».