Le foto scattate da un operaio, diffuse dal Wwf, all'interno dello stabilimento di Taranto, mostrano lastre di amianto che sarebbero state depositate, senza precauzioni, Taranto, 14 febbraio 2014. ANSA/WWF TARANTO ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

«Ancora un caso di cancro ai polmoni di un lavoratore dello stabilimento dell’acciaio tarantino, già Italsider industria di Stato: un operaio che si è rivolto a Contramianto per essere assistito e denunciare quella malattia legata al lavoro». E’ quanto denuncia Luciano Carleo, presidente di Contramianto e altri rischi onlus riferendosi al caso di un lavoratore «che – spiega – ha lavorato per trentacinque anni all’Ilva di Taranto come operaio di acciaieria, addetto alle pulizie industriali e manovratore, venendo esposto all’amianto, il cancerogeno killer che non lascia scampo. Il verdetto medico delle scorse settimane è stato mesotelioma pleurico, il tumore di certezza provocato dall’amianto. La scoperta impietosa della patologia ed il calvario della chemioterapia, un dolore che debilita non solo il fisico ma anche la mente perché ti domandi se lavorare per vivere sia stata la scelta giusta se poi la conseguenza è il cancro».

Salgono così «a 473 – precisa Carleo – i casi di mesotelioma censiti nel corso degli anni a Taranto dal Centro operativo ReNaM (Registro Nazionale dei Mesoteliomi) Puglia, un dato che conferma purtroppo come la provincia jonica sia un’area ad alto rischio per la salute. Questa ennesima patologia asbesto-correlata che si aggiunge alle migliaia di malattie professionali legate all’amianto e alle sostanze inquinanti che hanno colpito i lavoratori dell’Ilva e dell’indotto ripropone la necessità di intervenire urgentemente tutelando la salute di lavoratori e cittadini». Mentre «intorno ai tavoli romani – sostiene Carleo – si discute sul futuro di Taranto e del Siderurgico, gli operai della fabbrica e i cittadini continuano ad ammalarsi e a morire. Nello stabilimento siderurgico a fine 2016 erano presenti ancora quasi quattromila tonnellate di amianto, 3685 tonnellate di amianto friabile e 108 tonnellate di amianto compatto».