Alle prime ore di questa mattina, la locale Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 9 cittadini di nazionalità nigeriana dimorati nel capoluogo, ed uno ai domiciliari, ritenuti presunti responsabili a vario titolo di spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento di giovani connazionali costrette a prostituirsi. Risultano indagate 23 persone per gli stessi reati.

I soggetti, membri dei cosiddetti gruppi “cultisti” nigeriani a matrice religiosa, avevano come punto di ritrovo e gestione delle attività di spaccio tre attività commerciali ubicate nel Borgo nuovo. Proprio riguardo all’attività di spaccio, sembra che l’organizzazione criminale prediligesse le cessioni di stupefacente verso i connazionali di origine nigeriana, considerati più sicuri ed affidabili.

L’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti avveniva direttamente da connazionali residenti a Bari, con tanto di numerosi viaggi verso il capoluogo pugliese registrati.

Nella rete di spaccio presente sul territorio tarantino, operavano i pusher di “primo livello” incaricati della distribuzione al dettaglio della sostanza, altri acquistavano la droga dai promotori per cederla ad altri chiamati a svolgere anche compiti di corrieri per il trasferimento dello stupefacente a Bari.

Altro settore illecito in cui avrebbe operato l’organizzazione criminale è quello del riciclaggio di denaro, verosimilmente ricavato dalle attività di spaccio, attraverso circuiti finanziari “criminali” per il trasferimento del denaro in Nigeria. Si tratta di utilizzare “sportelli clandestini”, per il versamento in Italia e prelievo in Nigeria, con immediati tempi di consegna, garantendo l’anonimato del cliente e la possibilità di trasferire somme illimitate

Per questa operazione, la struttura criminale si avvaleva del titolare di uno dei negozi coinvolti al quale veniva materialmente consegnato il denaro che veniva trasferito con bonifico online da una banca nigeriana in favore del conto indicato dal committente, acceso sempre in altra banca nigeriana. Il denaro in contanti veniva “conservato” e in seguito trasferito fisicamente in Nigeria anche mediante corrieri.

Le indagini hanno poi raccolto elementi relativi ad una fiorente attività illecita legata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, laddove uno dei negozi individuati risulterebbe punto di ritrovo per contattare direttamente o ricevere la disponibilità di ragazze nigeriane, costrette a prostituirsi in un appartamento cittadino le quali cedevano al gestore dell’attività illecita una percentuale del loro incasso.