Rinvenuto nelle acque torbide del porto di Taranto tra i rottami della gru precipitata in mare ed investita da una tempesta che ha spazzato la città, il corpo del gruista 31enne Mimmo Massaro. L’operaio era al lavoro sulla gru al molo polisettoriale in concessione ad Arcelor Mittal, esattamente sulla stessa struttura dalla quale sette anni fa, il 27 novembre del 2012, precipitò in mare un altro gruista, Francesco Zaccaria, di 29 anni, che lavorava per lo stesso siderurgico che all’epoca si chiamava Ilva. Anche allora fu una tromba d’aria a provocare la tragedia: quella gru è poi stata riparata ma non ha retto alla furia del vento di ieri che ha trascinato in mare a catena anche altre due gru vicine.

Un collega di Massaro, Piergianni Simeone, è stato testimone di entrambe le tragedie. Oggi ha raccontato che sono state seguite tutte le procedure per salvare le persone che erano sulle gru. “Gli altri sono andati alla passerella dove c’è la scala e sono scesi e si sono salvati, la cabina di Mimmo si è bloccata – ha detto – e via radio ripeteva che la cabina era bloccata. Se la cabina non cammina c’è la scaletta di emergenza che lui ha fatto, ma a quanto pare ha ceduto tutto”. E mentre la magistratura ha aperto una inchiesta sulle modalità e le eventuali responsabilità dell’incidente – l’ennesima sui morti al siderurgico – e sottoposto a sequestro tutta l’area, i sindacati di categoria hanno proclamato un sciopero ad oltranza cui si sono uniti anche i lavoratori dell’indotto.

Chiedono interventi immediati sulla sicurezza e in un incontro col prefetto di Taranto, hanno chiesto l’intervento del Governo e delle istituzioni locali annunciando che “in assenza di precise assunzioni di responsabilità e soluzioni da parte delle istituzioni interessate, proseguiranno con lo sciopero e metteranno in campo ulteriori iniziative di mobilitazione”. Una reazione cui si è unito anche il presidente della Regione, Michele Emiliano, che ha Taranto ha partecipato ad un presidio al porto insieme con Amedeo Zaccaria, il padre del gruista morto sette anni fa. “In queste condizioni la produzione non può proseguire, deve essere fermata”, ha detto Emiliano che ha chiesto un intervento deciso del Governo. In serata il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, “con la massima comprensione della situazione, estremamente critica, che la città di Taranto sta vivendo in questo momento”, ha invitato “la proprietà e le organizzazioni sindacali alla massima responsabilità”. Dal canto suo, ArcelorMittal Italia ha “immediatamente avviato un rallentamento della produzione con l’obiettivo di mettere in sicurezza lo stabilimento nel pieno rispetto delle normative ambientali” e ha invitato tutti a lavorare “in modo efficace e collaborativo: serve massima condivisione tra l’azienda, i sindacati e gli stessi lavoratori per evitare la fermata di Afo1, che è l’unico Altoforno ancora in marcia e per garantire condizioni di massima sicurezza all’interno di tutti gli impianti”.