La Capitaneria di porto e lo Spesal – il servizio per la sicurezza sul lavoro dell’Asl – hanno consegnato alla Procura della Repubblica di Taranto il primo rapporto informativo sull’incidente che il 17 maggio, all’interno dello stabilimento siderurgico Ilva, è costato la vita all’operaio Angelo Fuggiano, 28 anni, di Taranto. Dal sostituto procuratore cui è affidato il coordinamento delle indagini, Filomena Di Tursi, Capitaneria e Spesal sono stati infatti delegati ad effettuare gli accertamenti tecnici.

Già nelle prime ore dopo l’incidente, la Capitaneria ha sequestrato la gru dello sporgente portuale della fabbrica dove si è verificata la tragedia. Capitaneria e Spesal avrebbero individuato una serie di posizioni di responsabilità, corrispondenti ad altrettante persone e a specifici ruoli operativi, tra l’azienda appaltatrice in cui lavorava Fuggiano, la Ferplast, e la committente del lavoro, l’Ilva.
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Posizioni che si riterrebbero coinvolte nella dinamica dell’incidente e quindi da iscrivere nel registro degli indagati per poter procedere con la notifica degli avvisi di garanzia. L’indagine è stata aperta per omicidio colposo ma non si escludono altre violazioni come quelle che attengono alla sicurezza sul lavoro. Fuggiano, insieme ai colleghi, stava sostituendo una fune alla gru, Dm6, del quarto sporgente, ferma da due giorni per manutenzione, quando è stato colpito alla spalla dalla carrucola usata nell’operazione. Un impatto violento che non gli ha lasciato scampo. Le condizioni di Fuggiano sono subito apparse gravissime e il 28enne è morto poco dopo, rendendo vani i tentativi di soccorso.

In questa prima fase il lavoro della Procura e degli specialisti è stato finalizzato a chiarire anzitutto la dinamica dell’incidente. A ricostruire la procedura operativa del cambio fune alla gru, ruoli e funzioni, per poi passare all’individuazione delle responsabilità. All’inizio della prossima settimana sarà fatta l’autopsia sul corpo di Angelo Fuggiano. In questa fase iniziale l’indagine avrebbe messo sotto osservazione proprio la procedura utilizzata per sostituire la fune, che altro non è che un grosso e pesante cavo di acciaio.

Sarebbe stata ritenuta poco sicura la procedura stessa. Anche l’ancoraggio degli altri dispositivi usati nell’operazione è finito sotto la lente e sembra che tale lavoro non sia stato effettuato in modo adeguato e sicuro, provocando così lo schianto della carrucola sull’operaio. Sarebbe emerso che i sistemi usati e la loro applicazione concreta non sono funzionali alla tutela dell’incolumità di quanti vi operano.

L’incidente mortale è avvenuto nella sala argani della gru Dm6. Agli Impianti marittimi Ilva, Ima in sigla, dove appunto sono gli sporgenti portuali, si caricano sulle navi i prodotti finiti e si sbarcano dalle navi i minerali che servono a produrre l’acciaio e le gru sono appunto usate nelle operazioni di carico e scarico. Sia all’Ilva di Taranto che di Genova sono intanto finiti gli scioperi indetti dai sindacati metalmeccanici per rivendicare sicurezza sul lavoro.

A Taranto si è scioperato dalle 11 di giovedì alle 15 di venerdì, a Genova per 24 ore, nei porti italiani, sempre venerdì, cinque minuti di fermo alle 17,30 col suono delle sirene delle navi ormeggiate. Lunedì 21 maggio, infine, un’ora di sciopero per ciascun turno allo stabilimento aeronautico Leonardo di Grottaglie (Taranto) sempre per la sicurezza sul lavoro richiamando l’incidente all’Ilva. E lunedì infine riprenderanno al siderurgico le assemblee sindacali dei lavoratori che erano in corso anche la mattina in cui c’è stato l’infortunio mortale e poi sono state subito sospese.

In queste assemblee si sta discutendo su come riprendere la trattativa col nuovo investitore Arcelor Mittal dopo l’interruzione del tavolo al Mise il 10 maggio ma, dopo quanto accaduto a Fuggiano, è evidente che le questioni tutela della vita e sicurezza sul lavoro all’Ilva siano in primissimo piano.