Il gup di Milano Maria Vicidomini ha respinto le richieste di patteggiamento perché “incongrue”, avanzate da Adriano, Fabio e Nicola Riva nell’ambito del procedimento con al centro il crac del gruppo. Adriano Riva risulta indagato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori, mentre ai nipoti Fabio e Nicola è contestato il reato di bancarotta.

Il gup ha ritenuto troppo basse le pene concordate con la procura e cioè 2 e mezzo per Adriano, tra i 4 e i 5 anni (in continuazione con una condanna già definitiva) per Fabio e circa 2 anni per Nicola. Il via libera al patteggiamento è legato allo sblocco di oltre 1.3 miliardi di euro depositati in Svizzera e da destinare al risanamento dello stabilimento.

Il giudice di Milano Maria Vicidomini, nel respingere la richiesta di patteggiamento avanzata da Adriano, Fabio e Nicola Riva, ha ritenuto non solo incongrue, perché troppo basse, le pene concordate, ma ha bocciato anche la cifra che la famiglia proprietaria del gruppo intende restituire di un miliardo e 330 milioni di euro.

Tale somma era stata sequestrata tempo fa e, come è stato stabilito dall’accordo con la Procura, dovrebbe rientrare dalla Svizzera ed essere destinata alla bonifica ambientale dell’Ilva.