emiliano a taranto confindustria«L’Ilva deve continuare a vivere perchè è parte di una filiera industriale determinante per il paese». Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia all’assemblea degli industriali, a Taranto. «Ricordiamo – ha detto – che il nostro è un paese di trasformazione. Non abbiamo materie prime e vendiamo nel mondo prodotti e servizi. Avere una industria cosiddetta primaria, competitiva nel paese, è determinante per l’intero indotto dell’industria italiana, non solo per una questione territoriale legata a Taranto».

«L’attenzione – ha proseguito – non deve essere rivolta solo all’Ilva ma anche verso l’industria di altri settori. La questione industriale deve diventare strategica per tutto il paese. Tutta l’Italia è un territorio fertile per l’industria. Siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa dopo i tedeschi. Sul l’industria dobbiamo puntare e in particolare qui al Sud occorre un grande piano d’azione che parla proprio dell’industria. Dobbiamo far diventare attuativi i piani per il Sud quanto prima. La questione temporale è determinante quanto la questione di merito per un Sud che torni al centro dell’attenzione del paese».

emiliano a taranto confindustria«La Regione Puglia ha messo a punto il suo primo studio epidemiologico sulla città di Taranto e da questo studio, che verrà presentato ufficialmente il 3 ottobre, emergono dati epidemiologici della città completamente fuori scala, direttamente collegati al livello produttivo dell’Ilva». Lo ha affermato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano intervenendo all’assemblea generale di Confindustria a Taranto. «Significa – ha aggiunto – che noi abbiamo il ragionevole modo di pensare che se non viene cambiato il sistema produttivo della fabbrica, se lo stabilimento dovesse tornare ai livelli produttivi almeno accettabili e congruenti con il principio di economicità della gestione, i dati epidemiologici torneranno a salire, non solo dei tumori, ma anche cardiovascolari, polmonari. Questo rapporto, che è così pesante dal punto di vista probatorio e lo dico da magistrato seppure in aspettativa, è stato trasmesso al presidente del consiglio».

«Stiamo aspettando la comunicazione ufficiale per trasmetterlo alla procura della repubblica ed esibirlo alla Corte d’Assise di Taranto. Ricordo che i magistrati avevano chiesto il sequestro della fabbrica affinchè il reato non fosse portato a ulteriori conseguenze. Noi – ha insistito – abbiamo la prova che il funzionamento della fabbrica porta a ulteriori conseguenze delittuose».
«C’è un caso in Europa, che io chiamo Disneyland, di una siderurgia che produce meno della metà di quello che produce Taranto, che è stato ambientalizzato in 25 anni di intervento dello Stato per ridurre l’impatto della siderurgia a zero. Sembra un parco giochi, non una siderurgia. Ma è un caso limite». Lo ha detto a Taranto il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi replicando a un intervento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha parlato dei dati epidemiologici per la città di Taranto definiti allarmanti e ha riproposto l’idea della decarbonizzazione.

emiliano a taranto confindustria«Se non ci sono imprenditori che si avvicinano a quella ipotesi bisogna guardarsi chiaramente negli occhi. Ci sono due possibilità: che l’Europa consenta all’Italia con tutte le difficoltà di bilancio pubblico di fare un’altra Disneyland e concentrare risorse pesanti su questo stabilimento o se questa autorizzazione non arriva allora si chiude. Non ci sono altre vie». «Non conosco – ha aggiunto – i dati epidemiologici che sicuramente meriterebbero un contraddittorio e credo che ci sarà. Faccio solo una considerazione generale: in Europa ci sono 11 impianti che producono acciaio come viene prodotto a Taranto. Le regole ambientali sono regole europee. Non credo che tedeschi, inglesi, olandesi, belgi, francesi e spagnoli siano meno attenti alla salute dei loro concittadini. Le tecnologie, la scelta del modello tecnologico per rispettare le regole comuni in Europa, devono essere in qualche modo indicate dagli imprenditori».