Dopo sette mesi di chiusura al pubblico, riaprono le botteghe dello storico quartiere delle ceramiche di Grottaglie. La cittadina pugliese, l’unica in Italia ad avere tutta una zona dedicata a quest’arte, antica ma ancora oggi fiorente, ne è diventata la culla grazie alle cave di argilla rossa del territorio.

Ed è così che lungo la gravina San Giorgio, nei secoli si è formato un intero quartiere di esperti ceramisti i quali, ricavando laboratori e forni di cottura nella roccia di ambienti ipogei un tempo utilizzati anche come frantoi, hanno saputo sviluppare una fiorente attività oggi riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Si può così passeggiare tra oltre 50 botteghe e in ogni laboratorio è possibile osservare le diverse fasi di lavorazione, secondo la tradizione nata nel Medioevo.

Oltre a piatti, ciotole, coppe, recipienti, si producono i galletti tipici di Grottaglie, i “pumi” spesso esposti ai davanzali delle case salentine e considerati di buon auspicio (ma solo se dati o ricevuti in dono) e la “pupa baffuta”, personaggio nato da una leggenda: un vignaiolo, per sottrarre la giovane moglie alla brutale tradizione dello ius primae noctis si travestì da donna per presentarsi al feudatario al posto della ragazza. Dimenticò però di tagliarsi i baffi e fu subito scoperto. Il feudatario ne rise, ma per risparmiargli la vita pretese il vino prodotto dalle sue vigne in anfore che avessero le sue fattezze travestito. L’uomo, grazie all’aiuto degli artigiani del paese, glielo portò: nelle anfore a forma di pupa baffuta.

A pochi passi dal quartiere, nel Castello Episcopio, riapre anche il Museo della Ceramica, il più importante sul tema in Puglia. In cinque sezioni, colleziona 517 pezzi, dalla ceramica tradizionale alle maioliche fino agli oggetti contemporanei.