Una società del tarantino, con 10mila euro di capitale sociale e che sino ad un anno fa si occupava solo di integratori alimentari, si è aggiudicata nel pieno dell’emergenza pandemica in atto, una fornitura milionaria da 25 milioni per la Protezione Civile del Lazio, per la fornitura di dispositivi di protezione individuale come mascherine e camici. L’idea era quella di metter su un grosso business e la piccola società tarantina aveva già intascato quasi 5 milioni di euro. Vista l’emergenza Covid in atto, si era palesata la possibilità di un grosso business. Ma la Procura di Taranto e la Guardia di Finanza jonica hanno scoperto i giri illeciti della società, effettuando oggi 6 arresti, di cui 4 nel Lazio e 2 nel tarantino oltre a sequestrare preventivamente, come proventi ritenuti illeciti, 4 milioni di euro. Le accuse vanno da associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al riciclaggio ed autoriciclaggio.

Per tutti i sei indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari. La presunta truffa sarebbe stata messa a segno sia nei confronti della Protezione Civile del Lazio che nei confronti di altre imprese private. Nelle fasi più critiche della prima ondata pandemica, la società ionica facente capo a uno degli indagati, si era proposta di fornire D.P.I. necessari per far fronte al rischio di contagio. A fronte dei contratti sottoscritti la società ha, dapprima, fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati a rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente da Cina e Turchia, ha prodotto falsi certificati di conformità.

Le indagini condotte avvalendosi anche del supporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e dell’Unità di Informazione Finanziaria (U.I.F.), hanno permesso di bloccare il pagamento a saldo dell’intera fornitura da parte della Protezione Civile del Lazio, pari a circa 25 milioni di euro. I proventi, illecitamente conseguiti – hanno spiegato stamane in conferenza stampa in Procura a Taranto – sono stati riciclati e autoriciclati dagli indagati per alimentare altre condotte delittuose, anche attraverso il trasferimento dei fondi su conti esteri. Esempio ne è il trasferimento dell’anticipo della fornitura da 5 milioni di euro in Albania da cui partirono ordini per l’Egitto successivamente mai evasi.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip del tribunale di Taranto, su proposta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto Antonio Natale.