“Dopo l’incontro al ministero dello Sviluppo economico, si complica ulteriormente la vertenza del gruppo Italcementi”. Lo dicono Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil nazionali a proposito del gruppo che nel 2017 ha acquisito gli stabilimenti Cementir. Denunciato il rischio di 347 licenziamenti entro l’anno. Scatta subito le stato di agitazione mentre per il 17 dicembre è previsto un sit in a Roma, davanti alla sede del ministero del Lavoro, per decidere se programmare o meno uno sciopero.

Il 17 è anche il giorno in cui i sindacati firmeranno l’accordo per la proroga di un altro anno della cassa integrazione straordinaria per area di crisi complessa per i 67 addetti ex Cementir di Taranto, stabilimento, questo, passato anch’esso a Italcementi. Per i sindacati, al Mise “l’azienda si e presentata senza un piano industriale che rendesse esplicito come volesse organizzare la produzione in Italia dopo l’acquisizione di Cementir e di Cementir Sacci da parte della multinazionale tedesca Heidelberg.

L’azienda, dopo aver dichiarato nel confronto sindacale di non essere disposta ad integrare il trattamento di Cigs disdettando di fatto parte degli accordi sindacali, non si e detta disponibile a ritirare la procedura di licenziamento consentendo la prosecuzione del trattamento di cassa integrazione”. Per i sindacati “il governo Conte, oltre a dare una interpretazione faziosa secondo la quale la prosecuzione della Cigs è negata ai lavoratori che hanno aderito al piano sociale (circa 180 lavoratori rimasti in forza) ha sostenuto che negli anni passati l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è stato richiesto solo per “spostare il problema” degli esuberi e non per risolverlo”.

Per i sindacati, inoltre, “se si attuasse la posizione del Governo, si creerebbe un precedente grave nella gestione delle crisi aziendali perche verrebbero penalizzati i lavoratori che aderiscono ai piani sociali. In questi 3 anni – si sostiene – l’attività sindacale ha consentito di tenere in Italia il centro mondiale di ricerca del prodotto del gruppo Heidelberg” (quello a cui fa capo Italcementi) “e ha consentito di ridurre gli esuberi con una attenuazione dell’impatto sociale” mentre “il combinato disposto delle due posizioni produrrebbe 347 lavoratori licenziati (di cui 30 in fase di transition) al 31 dicembre”.