Il Segretario nazionale del Partito democratico, Maurizio Martina, è stato questa mattina ai cancelli dell’Ilva di Taranto prima dell’inizio del turno delle 6. Martina ha partecipato al volantinaggio promosso dal Pd tarantino e ha ascoltato e discusso con gli operai del turno del futuro dell’azienda e dello stallo determinato dal comportamento attuale del governo.

«Tutta la città di Taranto, le famiglie e i lavoratori dell’azienda meritano risposte serie e non propaganda – ha dichiarato il segretario dem. In questi anni – ha aggiunto – noi abbiamo garantito la continuità produttiva salvaguardando i posti di lavoro, seppur in una situazione molto delicata. Il governo attuale la smetta di perdere tempo e di giocare allo scaricabarile. La tutela ambientale, della salute e del lavoro ora esigono responsabilità e scelte precise. Noi ci associamo all’iniziativa delle organizzazione sindacali e dell’impresa perché ora non è più tempo di rinvii».

Per domani è previsto un soprallugo della Fiom Cgil nell’area di cantiere dove é in corso la copertura dei primi due grandi parchi minerali. La Fiom Cgil vuole “verificare lo stato di avanzamento dei lavori e la corretta attuazione di quanto previsto” con “specifico riferimento” anche alle imprese presenti nel cantiere.

Ilva sta per rimanere senza soldi. L’allarme è stato lanciato dal presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. “Il fatto che Ilva stia finendo le risorse a disposizione – ha affermato – e che in cassa sono ormai rimasti gli ultimi 24 milioni, ci allarma moltissimo”. “Domattina – ha spiegato – sentirò il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, per vedere in che modo lanciare un’iniziativa unitaria del territorio di Taranto che sia di forte monito al Governo sulla situazione di crisi dell’Ilva”.

«Se la cassa si prosciuga definitivamente, se l’attesa svolta dell’Ilva tarda a manifestarsi perché prevalgono ancora incertezze, rinvii e indecisioni, come purtroppo sta avvenendo in queste settimane, è chiaro che si determina a Taranto una situazione di grande instabilità, di ordine pubblico direi. Perché’ l’Ilva con la cassa a secco vuol dire una cosa molto semplice: che non é più un grado di pagare i suoi dipendenti e le aziende dell’indotto. Con l’Ilva prossimamente all’asciutto, é evidente che si innesca una catena pericolosa che convolge sul territorio, tra diretti e indiretti, circa 15mila addetti».