Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, in una immagine di archivio. ANSA/RENATO INGENITO

Il Mise si attrezza per annullare l’aggiudicazione dell’Ilva. Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio ha comunicato ieri che ci sono i presupposti per avviare un procedimento amministrativo, disciplinato per legge, finalizzato all’annullamento del decreto del 5 giugno dell’anno scorso, con cui il Governo aveva aggiudicato il bando ad Am Investco, la cordata controllata da ArcelorMittal, principale produttore mondiale di acciaio.

Una scelta obbligata, ha detto Di Maio, diretta conseguenza delle criticità sulla gara rilevati da Anac nelle scorse settimane. La mossa del ministro non suona però ancora come un de profundis per le velleità di ArcelorMittal.

In parallelo, Di Maio lascia aperta la porta al dialogo con il gruppo, che proprio ieri ha comunicato di avere accolto le proposte migliorative legate alla sua offerta, avanzate dai commissari di concerto con il Mise, e che oggi incontrerà Di Maio per approfondire la discussione.

Lecito immaginare che il provvedimento annunciato da Di Maio peserà come una spada di Damocle su questa trattativa, anticamera del confronto sindacale, che attende ancora di essere riavviato. Resta da capire però quale sarà la reazione di Am a questo annuncio, anche se non è chiaro se e quando l’iter sarà avviato (o se sia già stato avviato).
Le prossime settimane sono decisive. Il procedimento legale ha una durata di 30 giorni. Se dovesse essere annullata l’aggiudicazione ad Am Investco Italy non si potrà in ogni caso ricorrere all’altra cordata che aveva partecipato al bando, vale a dire AcciaItalia, sia perché l’offerta non ha più validità, sia perché la compagine è ufficialmente in liquidazione. L’unica offerta valida in campo resta quella di Am, anche nel caso in cui, annullando il decreto, si riformuli un giudizio sul piano proposto.

Si renderebbe necessario organizzare una nuova gara in tempi brevi. Il Governo potrebbe favorire a quel punto la formazione di una nuova cordata con Cdp e altri soggetti già attivi con AcciaItalia, ma il grosso interrogativo è legato ai soggetti industriali. I player nazionali non hanno la dimensione industriale e finanziaria necessaria a sostenere l’operazione e a livello internazionale a parte Mittal, nei due bandi fatti fino ad ora per vendere Ilva non sono mai emerse proposte industriali oltre la soglia delle offerte non vincolanti. Unica eccezione è stata Jindal, che però sembra ormai fuori dai giochi: proprio ieri ha firmato l’accordo per rilevare Piombino.

L’altro interrogativo è Ilva stessa. L’azienda, secondo l’opinione di sindacalisti e altri soggetti che frequentano gli impianti, appare stremata da settimane. Senza interventi il siderurgico tarantino si avvia verso uno stato di decozione che può essere evitato solo con un’iniezione di risorse, al momento difficilmente praticabile.