Il Capo dell’ispettorato Territoriale del Lavoro di Taranto, Michele Campanelli, rende noti i dati relativi ai controlli svolti negli scorsi mesi da ispettori del lavoro e Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Taranto, coordinati dal Capo Ispettorato Territoriale del Lavoro di Taranto per la verifica di aziende a titolarità e a conduzione di imprenditori d’etnia cinese sia nella città e che nella provincia di Taranto.

Delle 19 imprese controllate, operanti per lo più nel commercio al dettaglio del no-food, ben 17 sono risultate irregolari e per ben 7 di quelle esse è stato adottato il provvedimento cautelare della sospensione, derivante dal riscontro del 20% del personale in forza sprovvisto della regolare instaurazione del rapporto di lavoro e, quindi, “in nero”. Sono stati complessivamente controllati 41 rapporti lavorativi, di cui ben 39 hanno presentato irregolarità; 16 totalmente in nero; inoltre sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria n. 12 titolari d’impresa.

Gli illeciti contestati, nell’ambito delle verifiche effettuate, hanno permesso d’elevare non solo sanzioni amministrative ma di avviare il recupero delle retribuzioni e dei contributi previdenziali e assicurativi evasi. Oltre all’irregolare assunzione il c.d. lavoro nero, spesso si è riscontrata la violazione dei limiti di orario di lavoro, risultati di gran lunga superiori alle 50 ore settimanali normativamente previste, come pure spesso è stata rilevata la mancata fruizione dei riposi e del godimento delle ferie.

Si aggiunga, come spesso accade di riscontrare agli organi di vigilanza, che al rilevato aumento d’ore lavorate non corrisponde un incremento delle retribuzioni. Anzi, il salario medio corrisposto è risultato di gran lunga inferiore ai minimi stabiliti dal contratto collettivo di riferimento.
I dati che emergono da tale campagna di controlli offrono un preoccupante spaccato delle aziende di commercio al dettaglio non alimentare riconducibili a imprenditori di etnia cinese della città e della provincia: l’89% ha presentato illeciti nella gestione del personale che è risultato in prevalenza italiano, che ha raggiunto l’82% di presenza irregolare.

In più d’un caso i dipendenti trovati a operare in tali imprese hanno espresso il loro apprezzamento per l’intervento degli ispettori del lavoro e dei militari del N.I.L. a tutela dei propri diritti di lavoratori la cui compressione è accettata in ragione dell’assoluta incertezza di trovare una occupazione regolare.