Le ciminiere fumanti degli stabilimenti Ilva di Taranto visti dal mare in una foto d'archivio. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

«Dal nuovo Governo ci aspettiamo in primis un intervento sui territori vittime di discriminazione in termini di salute. Taranto ha bisogno di fatti, di chiarezza, del ripristino immediato di condizioni di vita salubre». Così lancia un appello al nuovo Governo la presidente di Isde-Medici per l’Ambiente Taranto, Mariagrazia Serra. «I medici – aggiunge – da tempo hanno espresso le loro opinioni riguardo lo stato di salute dei cittadini, i primi a pagare le conseguenze delle malattie inquinamento-correlate sono i soggetti appartenenti alla fascia materno-fetale».

Nei quartieri limitrofi all’Ilva, la gente «vive nel degrado – sostiene Serra – e in un ambiente malsano, non adatto ad una qualità di vita perlomeno accettabile. Le indagini epidemiologiche si susseguono dal lontano 1981. Da tempo testimoniano un danno nella popolazione legato inequivocabilmente all’inquinamento». Alla luce di «tali evidenze scientifiche – evidenzia la presidente di Isde Taranto – il Governo non può più procrastinare un provvedimento che è necessario alla sopravvivenza della popolazione jonica. La più inquinante acciaieria d’Europa non può continuare a produrre acciaio in nome della tutela di un numero sempre inferiore e precario di posti di lavoro contro un bacino, purtroppo, sempre maggiore di ammalati e morti». I medici dell’Isde di Taranto, conclude Serra, «chiedono un impegno preciso al Governo e in particolare al neo ministro allo Sviluppo Economico Di Maio: nella vicenda Ilva si metta al primo posto la salute e una buona qualità della vita per chi abita un territorio che, come Taranto, ha tante altre fonti di economia e sviluppo che non incidono così gravemente sulla popolazione».