Un giornalista viene aggredito dal dirigente di una società di calcio, chiede alla magistratura di fare luce su quell’episodio e per tutta risposta gli viene negato l’accredito per svolgere il suo lavoro in quanto la sua presenza costituirebbe pregiudizio per l’ordine pubblico.

L’allucinante episodio accade a Taranto dove la locale società di calcio, militante nel campionato di serie D, ha negato l’accredito al giornalista Gianni Sebastio, in forza all’emittente televisiva Studio 100, per la gara di domenica prossima con l’Aversa Normanna valida per la prima giornata di campionato.

L’Ordine dei Giornalisti e l’Assostampa avevano già lo scorso 2 agosto espresso preoccupazione per l’atmosfera del ritiro precampionato, temendo quanto poteva accadere negli incontri ufficiali. Purtroppo è andata peggio di quanto temevano perché non solo la società non si è ancora scusata con Sebastio per l’accaduto, ma addirittura lo punisce, vietandogli di continuare a fare il suo mestiere, ovvero di seguire le vicende del Taranto Calcio come fa ormai da oltre 20 anni. Analogo provvedimento il Taranto Calcio ha preso nei confronti del fotografo Ninni Cannella, giornalista pubblicista, a cui viene negato l’accredito chiesto da una testata online perché anch’egli con la sua presenza potrebbe turbare l’ordine pubblico. L’Ordine dei Giornalisti, l’Assostampa e l’Ussi di Puglia condannano il bavaglio che il Taranto Calcio intende porre ai colleghi Sebastio e Cannella, sollecitano il Questore di Taranto a chiarire chi e come può turbare l’ordine pubblico allo stadio di Taranto e soprattutto a chi spetta stabilirlo, sollecitano la Lega di Serie D a intervenire prontamente per garantire ai giornalisti Gianni Sebastio e Ninni Cannella l’accredito per seguire le partire casalinghe del Taranto Calcio e si riservano ogni verifica sull’iscrizione all’albo dei componenti dell’ufficio stampa del Taranto Calcio, sia riguardo all’esercizio abusivo della professione che alla violazione dei doveri di lealtà e collaborazione con i colleghi, doveri sanciti dall’articolo 2 della legge professionale.